domenica 30 marzo 2008

l'italia che verrà

uno dei miei miti è non trasmettere a chi debutta nel mondo del lavoro e delle responsabilità sfiducia e disillusione.Mi lancio quindi in improbabili esortazioni all'entusiasmo o, perlomeno, alla speranza. Blatero di come chiunque possa trovare soddisfazione in quello che fa, se lo fa con coscienza e mettendoci del suo, sorrido, a denti stretti, ad ogni debutto dei soliti "figli di..." dicendo: "il tempo è galantuomo".... e così via. Insomma patetica. In verità, l'Italia che verrà non sarà migliore di questa. E di questa noi, cittadini onesti, responsabili e ottusamente idealisti, abbiamo una grande responsabilità. La responsabilità della presunzione. La presunzione di essere migliori degli altri e quindi liberi, o liberati, da oneri di rappresentanza politica. E così ora, dall'alto della nostra purezza, guardiamo i nostri figli andare a combattere una battaglia, perduta in partenza, con i figli di quelli che, a vario titolo, "contano". E pensare che , quando erano piccoli, ai giardinetti, li esortavo a non dire MIO e il motto era "un pò per ciascuno non fa male a nessuno". Appunto, PATETICA.

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